Dopo le polemiche delle ultime settimane e la condanna, unanime, di tutti gli esponenti del mondo produttivo e professionale, salta la norma, contenuta nel d.D.D.L bilancio reso stamane in Aula, salvo ulteriori slittamenti), che prevedeva l’obbligo di inserire dei rappresentanti del MEF all’interno degli organi di controllo delle società che ricevono ingenti contributi pubblici.
Nella serata di martedì, infatti, la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento all’art. 112 del provvedimento, alla cui versione finale si è arrivati dopo diverse riformulazioni.
Dunque, non ci sarà più l’obbligo di inserire all’interno dell’organo di controllo un rappresentante del MEF (peraltro con costo a carico della stessa società), ma saranno i sindaci a monitorare l’utilizzo dei contributi, inviando poi ogni anno una relazione al Ministero dell’Economia. Quanto all’entità del contributo, la soglia oltre la quale scatterà l’obbligo di monitoraggio e successivo invio della relazione sarà deciso con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (su proposta del MEF) da emanare entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di bilancio.
Dunque, un obbligo di controllo interno affidato ai sindaci, il MEF non potrà ingerirsi nella sfera decisionale ed organzizativa della società in quanto l’organo esterno avrebbe creato una compromissione della libertà di essa.
Questo il commento del Presidente del CNDCEC, Elbano de Nuccio:“Si tratta di una formulazione che, dopo settimane di acceso dibattito e di versioni differenti sinceramente inaccettabili, conferma sostanzialmente l’insostituibile ruolo di garanzia del pubblico interesse svolto dai commercialisti italiani”.
Secondo il numero uno dei commercialisti italiani, nomina di esponenti ministeriali nelle società “avrebbe creato una frattura sistemica nella articolazione dei controlli societari che alla fine è stata sostituita dalla prescrizione, per i commercialisti impegnati nei collegi sindacali, di una specifica attività di rendicontazione dell’utilizzo dei contributi pubblici, attività che peraltro è più che condivisibile nei suoi propositi”.